
“DIETRO LE QUINTE, LA PANDEMIA NELLO SPETTACOLO”
EMILIO BADOLATI E PINO DI CILLO IN UN PROGETTO FOTOGRAFICO DEDICATO AGLI OPERATORI DEL SETTORE

“Eccoci prigionieri nella rete che la Natura, oltraggiata e offesa, ci tende.” Parole crude quelle di Teresa Ludovico, co-direttore artistico del Kismet nonché drammaturga, regista, attrice, che appunto di teatro si nutre, e no, la metafora non fa unicamente riferimento all’ambito più materiale e scarno degli introiti economici, il teatro è cultura, è espressione, è viaggio, è incontro con mondi lontani e paralleli, è empatia, è crescita, il teatro è vita.
Da più di un anno è letteralmente calato il sipario su quel mondo così magicamente variegato, che fa dell’espressione e del sentimento una performance a regola d’arte, citando un oramai noto claim di una piattaforma streaming “Nulla ci unisce come una storia” benissimo, ma quelle del teatro, più che mai, diventano le nostre di storie, diventano i nostri ricordi, diventano un momento di condivisione così unico e soprattutto irreplicabile dall’arricchirci di quel qualcosa in più, che a detta di chi comanda rappresenterebbe solo il fatuo, l’inutile, l’opinabile, ma che di fatto rende un’esistenza, la propria esistenza unica, meno insipida di altre insomma.
Ascoltare il proprio artista preferito in un luogo il cui riverbero è così travolgente e forte dall’entrarti nelle ossa non darà mai lo stesso effetto di un brano registrato e messo in pausa, play e rewind ogni qualsivoglia volta, lo stesso vale per la prima dell’ultimo film del proprio regista beniamino e fidatevi che le risate di sottofondo ad una qualsiasi sitcom, persino la più ben strutturata e geniale, non saranno mai calde e travolgenti quanto quelle che si accavallano alla nostra, nella platea dell’AncheCinema o del Teatro Palazzo.
Il profumo dei popcorn rendeva più indelebile il ricordo del primo appuntamento romantico al cinema e la tensione di prenderle la mano in pubblico per la prima volta non si può paragonare alla visione dello stesso sul divano di casa, dove la paura del rifiuto non viene affatto amplificata dalla consapevolezza di fare una brutta figura davanti a tanta altra gente.
Vedere i propri bambini incantarsi nel vedere delle marionette raccontare, spiegare, divertire, stimolare non può e non deve essere paragonato alla stregua della fruizione di quella che Pasolini chiamò “cattiva maestra”.
Sognare di fare il ballerino e ritrovarsi a due passi dalla compagnia di cui si sogna da una vita di far parte, aspettare le ore all’ingresso nel backstage nella speranza talvolta vana di scambiarsi uno sguardo con qualcuno che quel sogno l'ha già realizzato è qualcosa di incalcolabile.
E poi dulcis in fundo, ma non meno importante, il sudore dei tecnici, che fanno sì che tanto l’audio quanto le luci rappresentino la cornice perfetta del talento di scenografi, sceneggiatori, coreografi, commedianti, fotografi, attori, ballerini, cantanti, musicisti, di tutti gli artisti appunto.
Il progetto fotografico di Emilio Badolati e Pino di Cillo è dedicato a tutti coloro che hanno subito l’arresto forzato delle attività culturali e vuole rappresentare un omaggio consolatorio a chi da questa pandemia ne è uscito tragicamente sconfitto, invitando allo stesso tempo a chi resta in piedi a non perdersi d'animo, perchè sì sarà pure un lavoro, ma in questo caso metterci l'anima è d'obbligo.
Parlando di numeri sono 327 812 i lavoratori dello spettacolo fermi da Marzo 2020, quasi 45 408 di loro hanno meno di trent’anni e ben il 70% degli eventi dell’ultimo anno sono stati cancellati nel silenzio generale.
Sulla pagina web di Galleria Mezzitoni è possibile approfondire le ragioni che hanno spinto questi due fotografi nel portare a termine questa iniziativa patrocinata dal Comune di Bari e le realtà che vi hanno contribuito, nell’attesa che questa fase di arresto giunga al più presto al suo totale esaurimento e che si possa ritornare a vivere i luoghi e gli eventi nati dall’arte e per l’arte, tutta.