
LA PRIMA TESI DI LAUREA SVOLTA IN ITALIA SUL TEMA DELLA SPACE ARCHITECTURE
COINVOLTI SEI STUDENTI DEL POLITECNICO DI BARI

Anno 2066. Località: Hellas Planitia, emisfero sud.
Dall’alto la base, geometricamente ordinata in più gruppi di costruzioni a forma
di uova puntate verso l’alto, propone un villaggio a blocchi distanziati con tanto
di vie di comunicazione sulle quali si muovono alcuni rover. Più in la alcune
rampe di lancio e atterraggio. All’esterno, la temperatura scende
repentinamente sotto lo zero di molti gradi. La luce obliqua del Sole attraversa
una atmosfera sottile che colora tutto di rossastro. Da qui la Terra è un punto
luminoso nello spazio, come tanti altri, lontano non meno di 55 milioni di km.
Benventuti su Marte, benvenuti a “Hive Mars”.
Sembra fantascienza e invece la visione ha tutti i presupposti per una ipotesi
scientifica accreditata: la realizzazione di uno dei primi insediamenti umani sul
pianeta rosso. Lo racconta e lo spiega una tesi di laurea in architettura, “Hive
Mars: progetto di un insediamento, di classe ibrida, sulla superficie marziana”,
questo il titolo, nata nel Politecnico di Bari, nel Laboratorio di Tesi di
Progettazione Architettonica del Dipartimento di Ingegneria civile e
dell’Architettura. E’ la prima in Italia, dedicata alla Space Architecture.
Hive Mars (alveare marziano), questo è il nome del villaggio marziano, deriva
dalla conformazione geologica del sottosuolo ‘’a nido d’ape’’ del luogo
prescelto, “Hellas Planitia’’; dal principio di aggregazione dei moduli abitativi
che riprendono la figura geometrica esagonale, tipica di un alveare, e nel
principio fondativo del design dei rovers automatizzati che si ispira agli insetti
terrestri, in particolare alle api.
Al progetto di tesi di laurea si sono dedicati sei studenti del Politecnico di Bari:
Alessandro Angione di Molfetta (BA), Federica Buono, Valenzano (BA), Ivana
Fuscello e Isabella Paradiso, Andria (BT), Mirha Vlahovljak e Hana Zečević di
Sarajevo (Bosnia ed Erzegovina). Relatore: prof. Giuseppe Fallacara.
Correlatore: arch. Vittorio Netti – Poliba. In particolare, Mirha Vlahovljak e
Hana Zečević, provenienti dall’Università di Sarajevo hanno scelto di
proseguire e concludere il loro percorso accademico come studentesse del
Politecnico di Bari, dopo aver trascorso due anni da studentesse Erasmus del
corso di laurea in architettura.
L’idea di base dei neo dottori in architettura deriva dall’utilizzo delle risorse e
dei materiali (regolite) presenti su Marte. Ciò infatti, rappresenta la capacità
fondamentale per la progettazione e costruzione di strutture permanenti e
semipermanenti sul pianeta rosso, ma anche sulla Luna. Il team denominato
“Archimars”, nel lavoro di tesi, propone un progetto fattibile, permanente ed
autosufficiente, per un avamposto ibrido di classe 2 (strutture al di fuori della
superfice) e classe 3 (integrato con elementi gonfiabili e solidi prefabbricati,
sia per elementi pressurizzati che per infrastrutture).
La tesi di laurea esplora il concetto di integrazione di strutture prefabbricate e
abilitate per creare un’infrastruttura scalabile in grado di supportare la vita
umana in superficie. L’esercizio accademico ipotizza una data ponderata per
vedere l’opera in fase di allestimento: 2066, tenuto conto che la prima
missione spaziale dell’uomo su Marte è prefigurabile attorno al 2030.
Per ridurre i costi di missione e il carico di lancio dalla Terra – e scritto nella
tesi - diversi rover automatizzati prepareranno l’area del sito prima dell’arrivo
dell’equipaggio. Dopo la fase di esplorazione del sito i robot di superficie
automatizzati procederanno con la raccolta del materiale, la lavorazione e la
costruzione delle principali infrastrutture, comprese le piste e le strade. Il primo
nucleo di habitat è composto da tre cupole autoportanti e interconnesse,
costruite con regolite marziana mediante produzione additiva, e dotate di un
nucleo gonfiabile e pressurizzato che ospita i Sistemi di controllo ambientale e
di supporto vitale (ECLSS) preintegrati e l’infrastruttura interna. Uno skylight
tronco-piramidale, posto sulla sommità del nucleo prefabbricato, garantisce la
giusta quantità di luce naturale proteggendo l’habitat interno dalle radiazioni e
dagli impatti dei micro-meteoriti.
Sulla tesi di laurea è prevista la pubblicazione di un libro e il canale YouTube
‘’Archimars’’ vuol favorire la conoscenza e il dibattito sulla Space architecture
su scala internazionale.