Allarme tartarughe marine: Petrolina l’ultima arrivata

Le “ghost nets” e gli agglomerati di plastiche continuano a mettere a rischio una specie al limite estinzione. La Sea Turtle Clinic di Bari si impegna alla salvaguardia insieme al Centro WWF di Molfetta

lunedì 16 Luglio 2018

 

Il mese di luglio è iniziato con il recupero di altre tartarughe marine sulle nostre coste, un vero e proprio allarme che impegna il Dipartimento di Medicina Veterinaria di Bari e il centro WWF di Molfetta per le cure necessarie alle lesioni frequenti riportate dalla specie. L’ultima arrivata si chiama Petrolina, recuperata al largo delle acque di Giovinazzo, una tartaruga caretta caretta, definizione della specie più comune del mar Mediterraneo fortemente minacciata. Il direttore Antonio Di Bello della Sea Turtle Clinic del Dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università degli Studi di Bari, comunica della minaccia incombente registrando un aumento dei casi di ferite riportate a causa dalla costrizione di corpi estranei che si trasformano in vere e proprie trappole. La diffusione del problema è direttamente proporzionale all’aumento dell’inquinamento delle nostre acque come la presenza frequente delle “ghost nets”, le reti abbandonate dai pescatori alla deriva e gli agglomerati di materiale plastico in cui le tartarughe restano impigliate. Petrolina è una delle testimoni di questa lotta per la vita causata dai rifiuti, riportando gravi lesioni che possono richiedere l’amputazione di una delle pinne. Il Dipartimento di Bari è tra i maggiori nello sviluppo degli interventi e di continue ricerche se si pensa agli studi di tecniche innovative di chirurgia e ora, la ricerca lavora alle metodologie rapide per le anestesie. Dal 2003, l’Università di Bari insieme al WWF per intervenire sul fenomeno nel progetto di tutela e salvaguardia di questi animali, collabora anche con i maggiori centri del Mediterraneo: il WWF Lampedusa, Archelon Glyfada (Grecia) e Cram Barcellona (Spagna). Come spiega il responsabile del Centro di recupero tartarughe marine di Molfetta, Pasquale Salvemini, i rischi per un esemplare in rete sono di diversi tipi: l’annegamento e l’embolia che si verifica quando bloccata in rete, la tartaruga viene sollevata troppo velocemente verso la superficie e per prevenire sempre nuovi episodi, in questi anni, è stato necessario coinvolgere le marinerie rassicurando che gli interventi non hanno intenzione di colpire la pesca a strascico. Dopo il recupero dei volontari del WWF, la struttura di Valenzano si occupa dello screening con eventuali approfondimenti e nei casi non gravi, il trasferimento a Molfetta per un periodo di degenza prima di liberare i simpatici rettili.

 

Federica Borgini

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